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Trucchi Salva Sorriso –

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Ho preparato le ricette salva frigo secondo la ricetta del sito delle (Eco)nome, ho acquistato un libro nel Mercatino delle (Eco)nome, ho chiesto suggerimenti per la mia estate al mare nel gruppo delle (Eco)nome in vacanza e trovato nuove idee per il mio make-up da ufficio nel gruppo moda delle (Eco)nome, eppure… Eppure questa giornata non vuole andare bene! Non so se sia colpa della lavatrice rimasta bloccata a metà lavaggio o della maionese impazzita all’ultimo momento o magari di quel bicchiere di succo di frutta svenuto sul pavimento, ma sento un magone che sale dallo stomaco (sempre che non siano le cipolle fritte mangiate a pranzo) ed un nervosismo che non riesco a sfogare, mentre il mio umore si fa pian piano più nero del nero delle nuvole che a breve rovesceranno sul mio tetto litri di pioggia. Che fare? Dove trovare un’idea che mi aiuti a dare un verso positivo a questo uggioso lunedì?

Senza nemmeno pensarci afferro il telefono ed entro nel gruppo Facebook delle (Eco)nome, le uniche in grado di aiutarmi, per lanciare il mio SOS: “Qual è il vostro trucco salva-sorriso”? Uno dopo l’altro mi arrivano i suggerimenti delle amiche virtuali, che io passo al setaccio alla ricerca del consiglio perfetto mentre faticosamente percorro chilometri di pavimento con il figlio in braccio per farlo addormentare.

Scarto con decisione le scherzose proposte farmaceutiche e alcoliche e mi soffermo a sognare di avere un cane o un gatto, nella cui pelliccia affondare le mie mani nervose alla ricerca di calma. Non sarebbe meraviglioso? Secondo molte lo è, specie se il quattrozampe in questione si presta ad accompagnarci in qualche lunga e distensiva passeggiata, ma io dubito di poter trovare un cuccioletto disposto a seguirmi, vista la mia faccia scura, quindi abbandono l’idea e cerco altri suggerimenti. Una camminata? Lo shopping? Magari! Ma, fermata sulla porta da un portafoglio vuoto e molti chicchi di grandine (sempre per tacere del suddetto figlio finalmente addormentato e depositato nel suo lettino), devo rinunciare ad ogni possibilità di movimento e cercare il sollievo tra le mie quattro mura.

Seguendo altre indicazioni, voglio inventarmi un lavoretto manuale da fare, ma quale? Non so usare i ferri da maglia e sono rimasta senza stoffe per il mio punto croce, perciò, fingendomi interessata ad altro, mi muovo cauta e ottimista verso la big shot. Il mio passo evidentemente non era così silenzioso, visto che il mio figlio maggiore mi intercetta costringendomi all’ennesima partita a Memory, da cui esco sconfitta. Uff! Sempre più nervosa comincio a muovermi tra una stanza e l’altra, finché finalmente una nuova notifica illumina il mio cellulare e il mio volto: la musica mi risolleverà! A passo deciso mi avvicino allo stereo e in un balzo ne afferro il telecomando, quando ecco che il piccoletto al piano di sopra comincia a piangere, svegliato da un orribile tuono, e il grande esce dalla cucina urlando di paura. Ma alcune (Eco)nome non dicevano che i figli erano gli unici in grado di sollevare loro il morale? Forse meglio respirare a fondo e piazzarsi in faccia un finto sorriso che inganni i miei malevoli pensieri, come altre suggerivano, nell’attesa di abbracciare il marito e ritrovare così la pace.

Peccato che, quando il mio salvatore finalmente varca la soglia di casa (e lo fa proprio mentre faticosamente cerco di convincere i due puzzolenti pargoli ad avviarsi verso il bagno), l’ultima possibilità di ritrovare la quiete venga spenta dai suoi starnuti e dalle sue proteste per la malefica pioggia. Stremata, sto per gettare la spugna ed è proprio allora che in un angolo della mia mente appare il pensiero che tutto risolve: “Non è per sempre”. Me lo ripeto come un mantra, mandando a quel paese gli elettrodomestici traditori e chiudendo per un istante le orecchie alle richieste degli uomini di casa, finché sento qualcosa scattare nel mio animo e torno ad essere la donna fiduciosa che stamattina aveva aperto le finestre ad una nuova giornata.

E il vostro trucco salva-sorriso qual è? Venite a raccontarcelo nel gruppo Facebook delle (Eco)nome.

 

Ilaria P.

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Acido Citrico . Come fare?

Sei alla ricerca di un prodotto ECOlogico, ECOnomico, che ti aiuti nelle pulizie di casa e ti faccia avere pelle luminosa e capelli lucenti? Niente pozioni magiche, leggi qui come fare!

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L’acido citrico è un acido debole contenuto negli agrumi.
E’ anche un additivo alimentare, indicato come E330, che si trova in moltissimi prodotti come correttore di acidità, per esempio nelle passate di pomodoro, marmellate, succhi di frutta.

E’ una polvere bianca, inodore.

 Si può acquistare sul web (esempio: percarbonatodisodio.it), nei negozi di agraria, in alcune ferramenta, nelle enoteche, l’aps delle Econome poi fà anche dei Gruppi d’acquisto per questo prodotto (non sai come fare? Vedi QUI).

 Si trova in 3 diverse forme:

Acido citrico ANIDRO = attivo al 100% perché è solo acido citrico
Acido citrico MONOIDRATO = attivo al 90% (90% acido citrico + 10% di acqua)
Acido citrico tetraidrato = attivo al 60% (60% acido citrico + 40% acqua).

Può sostituire prodotti commerciali che spesso contengono sostanze inquinanti per l’ambiente e anche pericolose per la persona.
Ecco alcune ricette, tutte testate!

BRILLANTANTE

Il brillantante per essere funzionale rimane attaccato alle stoviglie e resiste al risciacquo, quando utilizziamo le stoviglie ne ingeriamo una piccola quantità con il cibo. Si può evitare di usare brillantante sostituendolo nella vaschetta con una soluzione di acido citrico al 20% (200 g di acido citrico anidro in 800 g di acqua, per avere un totale di 1 litri=1 kg di soluzione).

AMMORBIDENTE

Si può sostituire l’ammorbidente con una la soluzione di acido citrico al 20% (200 g di acido citrico anidro in 800 g di acqua, per avere un totale di 1 litri=1 kg di soluzione).
L’acido citrico non rende più morbide le fibre, ma neutralizza l’alcalinità del lavaggio causata dal detersivo, che lascia un pH alcalino e lo avvicina a quello della pelle.
Utilizzare l’acido citrico come ammorbidente è utile anche per la funzione anticalcare che ha sulla lavatrice.

Si può utilizzare tranquillamente con capi bianchi e colorati, anzi, l’acidità fissa i colori!
Inoltre non lascia residui chimici sui panni quindi è adatto per lavare biancheria di neonati e persone soggette a dermitite.

BALSAMO CAPELLI

L’acidità rende il capello liscio e lucente perché “chiude” le scaglie di cheratina.
Bisogna preparare una soluzione al 20% e poi diluirne 30 ml in 1 litro di acqua e utilizzarla per l’ultimo risciacquo.

TONICO VISO

Se si utilizza una saponetta (pH 9-10) è consigliabile utilizzare questo tonico per riportare il pH a un livello più vicino alla pelle (pH 5.5).
Bisogna preparare una soluzione al 10% o diluire in 50 ml di acqua 50 ml di soluzione al 20%.

DEODORANTE

Gli odori sgradevoli sono causati dai batteri, se si abbassa il pH si limita la crescita batterica. Bisogna preparare una soluzione al 20% e poi diluirne 25 ml in 75 ml di acqua distillata.

DISGORGATORE

 Nel caso non ci siano grosse otturazioni, è sufficiente versare nello scarico mezzo bicchiere di bicarbonato di sodio e aggiungere un bicchiere di soluzione al 20%. Le due sostanze reagendo si annullano ma provocano un’effervescenza che tramite l’azione meccanica ha un’azione pulente.

ANTICALCARE

 L’acido citrico è ottimo per togliere il calcare, non ha odore, non lascia residui, è ecocompatibile, i tempi di attesa sono un po’ più lunghi rispetto a un anticalcare commerciale e anche con l’acido citrico bisogna prestare attenzione al marmo, che si rovinerebbe.
Con acqua molto “dura”, servirà una soluzione al 20% (200 gr di acido citrico anidro in 800 g di acqua, per avere un totale di 1 litri=1 kg di soluzione). Con acqua meno dura si può preparare una soluzione al 10 – 15%.

Gli stessi risultati si possono avere con l’aceto, ma studi di biodegradabilità hanno dimostrato che l’acido acetico a parità di concentrazione è 53 volte più inquinante del citrico e che serve molto più aceto per avere la stessa efficacia. Inoltre l’aceto è più aggressivo verso le superfici metalliche e a contatto con l’acciaio inox mobilita molecole di nikel, altamente irritante e allergizzante.

MANUTENZIONE  LAVATRICE E LAVASTOVIGLIE

Una volta al mese è consigliabile riempire di acido citrico in polvere la vaschetta del detersivo e fare un lavaggio a vuoto.
Con questa semplice accortezza si eliminano le incrostazioni dalla resistenza e la lavatrice consuma meno energia e funziona meglio.

FERRO DA STIRO

Preparare una soluzione con 150 gr di acido citrico anidro e 850 gr di acqua demineralizzata. Riempire il ferro da stiro non proprio completamente per evitare che la reazione tra calcare e citrico friggendo faccia uscire il tutto.
A caldo: con temperatura al minimo lasciare agire 1 ora e poi far uscire vapore in modo da pulire anche i fori.
A freddo: lasciare agire una notte intera poi procedere con il vapore.

È preferibile non utilizzare aceto in quanto l’acido acetico è dannoso per le parti metalliche.

MACCHINA DEL CAFFÈ

Preparare una soluzione con 150 gr   di acido citrico anidro e 850 gr di acqua demineralizzata. Riempire il serbatoio della macchina del caffè e far uscire completamente procedendo come se si facesse il caffè.
Riempire il serbatoio di acqua e ripetere in modo da sciacquare.

 

E per le pulizie di casa puoi trovare confronto e conforto 😛  su Le Sciacquette: pulizia, ordine e organizzazione per negati

 

 

Marta B.

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La Scatola Giracolore – Costruiscila con noi!

Che cos’è una scatola giracolore? Un gioco molto semplice ma di grande effetto: una scatola che contiene un disco che gira molto velocemente. Si mette sul disco un cartoncino della stessa misura e con la punta del pennello posata sul disco si creano effetti di colore molto belli. I miei bimbi hanno passato ore a fare dischi colorati! L’ho conosciuta a una festa di quartiere e ho deciso di costruirla. La mia è una scatola decorata che contiene il giracolore, la versione più semplice può essere un semplice cartoncino o compensato su cui attaccare il meccanismo.

Questo tutorial è per l’intera scatola.

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Per recuperare il piccolo motore che fa girare il disco (motorino DC) potete smontare una macchinina telecomandata. Io ne ho recuperati 4 da una ruspa con il telecomando rotto. Altrimenti lo trovate su amazon, digitando MOTORE DC 9v.

 

Occorrente:
1 motorino DC
1 pila 9V
1 connettore per la pila
Filo elettrico (circa 15 cm)
1 interruttore
1 tappo di plastica alto poco più del motorino DC
Scatola
1 disco di plastica (ho recuperato un coperchio di un contenitore della cucina, vanno bene anche i coperchi tondi della scatola del gelato)
1 dischetto piccolo di cartoncino spesso (ho usato la moneta in cartone di un gioco)
Colla a caldo
Cartoncino spesso
Spessori (ho usato dei pezzetti di legno alti quanto il tappo di plastica)

Cominciamo! per prima cosa ritagliare il cartoncino spesso in modo che entri nella scatola. Servirà come doppiofondo: sotto ci sarà il meccanismo, sopra solo l’interruttore e il disco che gira.2

Creare nel cartoncino due fori, uno per l’interruttore e uno da cui spunterà il piccolo albero del motorino.

Inserire l’interruttore nel foro.

Incollare con la colla a caldo il motorino a un lato del tappo di plastica, al suo interno. In 5questo modo non toccherà il fondo e rimarrà stabile. Preparare il circuito secondo lo schema nella foto: motore-interruttore-pila.

3  Inserire l’albero del motore nel  foro          preparato nel cartoncino e incollare il bordo del tappo.

Forare il dischetto di cartone piccolo e  applicarlo sull’albero del motore usando anche un po’ di colla a caldo. Sempre con la colla a caldo applicare il disco più grande sopra al dischetto appena inserito.

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Applicare gli spessori come “piedini” al doppiofondo di cartone e inserirlo nella scatola.

E ora, giocare! I migliori risultati si ottengono con le tempere ben diluite, ma si possono usare pennarelli o anche acquerelli.

 

 

 

Alessandra P.

5x1000

5 x 1000

Il cittadino ha la possibilità di destinare il 5×1000 delle proprie imposte ad associazioni di volontariato e non lucrative di utilità sociale, associazioni e fondazioni di promozione sociale, enti di ricerca scientifica, universitaria e sanitaria, comuni e associazioni sportive dilettantistiche. In pratica noi possiamo scegliere che destinazione dare a una parte della spesa pubblica: lo stato vincola questa percentuale gettito fiscale alle finalità che noi individuiamo. Da questo punto di vista è un gesto di cittadinanza responsabile che non va preso alla leggera. Per le associazioni no profit poi è una fonte di finanziamento preziosa. Ogni anno l’Agenzia delle Entrate pubblica l’elenco degli enti che hanno i requisiti per essere destinatari del contributo. Sulla dichiarazione dei redditi c’è la casella specifica di destinazione del 5×1000. Anche chi non è tenuto alla dichiarazione dei redditi può fare la propria scelta, destinando il 5×1000 attraverso l’invio di una documentazione allegata alla certificazione unica (in una banca, o in via telematica, o in un ufficio postale). Ricordiamo che il 5×1000 non è alternativo all’8×1000, che invece rappresenta il meccanismo adottato dallo stato per il finanziamento delle confessioni religiose. Per il mondo del volontariato il 5×1000 è un gesto concreto ed efficace. E’ un finanziamento importante e obbliga le associazioni a rendicontare le somme ricevute. Ma come scegliere a chi destinare il nostro 5×1000? Come orientarci tra il mare magnum di richieste di 5×1000 in ogni periodo di presentazione della dichiarazione dei redditi? E’ vero che il tempo spesso manca e il 5×1000 è “solo una firma”… ma proprio perché ci permette di decidere di una parte della destinazione della spesa pubblica va fatto con responsabilità. Bisognerebbe chiedere innanzitutto il bilancio sociale dell’ente che vorremo sostenere. Questo documento – che in Italia non è obbligatorio per legge, a differenza di buona parte dell’Europa – è un atto di trasparenza dell´attività delle associazioni. I bilanci dovrebbero essere comprensibili e accessibili, e certificati da un ente terzo ad hoc. Un elemento importante di discernimento è la conoscenza diretta dell’ente (questo è possibile soprattutto per le piccole realtà a livello territoriale) e la continuità della relazione con il pubblico e con i donatori. Oggi la beneficenza è diventata un gadget che spunta dove meno te lo aspetti. I costi del marketing sono altissimi e possono rappresentare anche un quinto del bilancio degli enti. Ma non è tutto oro quello che luccica… a volte campagne di raccolta fondi spartane e essenziali sono indice di serietà. Le parole d’ordine sono allora osservare, cercare, informarsi. Nel nostro piccolo abbiamo provato a farlo… e ci sentiamo di consigliare enti grandi come Medici senza frontiere, Amref, Emergency o più piccolini come il progetto Operazione Colomba di Condivisione tra i popoli, Aifo o il progetto di Mondo Aperto (l’Onlus dei missionari comboniani). Ma le realtà sono molte altre… se conoscete qualcuno che ve ne parla, oppure telefonate… insomma non abbiate paura a fare domande perché è un gesto gratuito ma non a valore zero.

 

 

Francesca C.

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#PastaMadreDay

Ma lo sapete che domenica 15 Maggio 2016 è la data del Pasta Madre Day?

E’ la giornata che celebra l’utilizzo della Pasta Madre, appunto, ma che cos’è questa madre? È un lievito naturale fatto da farina e acqua lasciata fermentare naturalmente.

Il lievito di birra – che tutti conosciamo – è responsabile della fermentazione alcolica (i batteri Saccharomyces scindono gli zuccheri e li trasformano in anidride carbonica e alcool etilico), motivo per il quale se si usa troppo lievito di birra si ha la sensazione all’olfatto ed al gusto che ci sia dell’alcool all’interno del prodotto.

Nella pasta madre oltre ai Saccharomyces sono presenti anche i Lactobacilli che sono responsabili di una trasformazione degli zuccheri in acido lattico, quindi qualsiasi prodotto ottenuto con l’utilizzo della pasta madre ha un aroma ed un gusto particolare e diverso da quello a cui siamo abituati; in sostanza la pasta madre è un lievito naturale che ci permette di avere una lievitazione più lunga e quindi più digeribile, più leggera ed anche più completa rispetto al lievito di birra o altri lieviti secchi;

Il Pasta Madre Day è un giorno che riesce ad avvicinare tutta l’italia, dal nord al sud contando anche le isole ed alcune nazioni vicine dove gli italiani sono andati a vivere ed hanno portato con loro la loro Pm e questa bellissima tradizione; tradizione sicuramente millenaria che però ha concretizzato il suo giorno da poco, ed è nato nel 2010 grazie ad un’idea di Riccardo Astolfi che, quest’anno, ha passato il testimone alle admin del gruppo (enorme) di facebook  Gruppo La Pasta Madre.

Quindi il #PmDay cosa è? E’ quella giornata nazionale dove chiunque sia interessato od anche solo curioso può porre le domande che vuole; può soffermarsi ad assaggiare le prelibatezze che si possono creare con questo semplice “mix di acqua e farina” ma soprattutto può chiedere un pezzo di PM, in modo gratuito e per puro spirito di condivisione, e di trasmettere questa passione ad altri facendo in modo che sia UN DONO CHE PASSA DI MANO IN MANO, come recita lo slogan di quest’anno.

Si svolge in contemporanea in tutta Italia, infatti QUI puoi trovare tutti gli eventi che noi utilizzatori e “spacciatori” abbiamo creato per TE che sei curioso, ma anche per TE che sei scettico ed alla fine sì, anche per te che la stai usando da anni e non sapevi che ci fossero così altre persone che la utilizzano.

Quindi … cosa stai aspettando? Hai già visto se c’è un evento vicino a te?
Noi, tutti, ti aspettiamo!
#PmDay2016 #PastaMadre

Il Nostro Gruppo Cuoche per Caso, per parlare di cucina e ricette.

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Riciclo Creativo – PortaPenne

Un porta penne è sempre utile, in molti angoli della casa e non solo per le penne vere e proprie. Lo possiamo usare in cucina per appoggiarci i bastoncini cinesi o attrezzi di questo tipo, in bagno per i trucchi o per gli spazzolini. Spesso si usano anche recipienti che in realtà avrebbero altri utilizzi quindi perchè non ridare vita a questi contenitori e renderli perfetti per ogni occasione e “stanza”?

 

Materiali Occorrenti:10685524_793462324066276_226027363282788922_n
Penna / Matita
Forbici
Foglio di carta da riciclare
Scatola o contenitore di latta o di cartone
Colla
Washi tape (scotch di carta japponesi)

 

Procedimento:

Partiamo col dire che i Washi tape sono degli scotch fatti di carta di riso che ho conosciuto 10934088_793462734066235_7685298240907167836_nquando sono effettivamente entrata nel mondo delplanner ed ho trovato tante amiche che mi hanno fatto sentire meno sola, puoi venire anche tu iscrivendoti a questo gruppo fb: Planner Addicts Italia!

Detto ciò un’altra cosa da dire di questo strumento meraviglioso è che sono semi-trasparenti e quindi applicati semplicemente sulla facciata della scatola si sarebbe vista la parete bella colorata e non andava bene.
Ho quindi riciclato anche dei fogli stampati male che ho usato per fare la base, ho preso le misure appoggiando il barattolo e prendendo i margini con la matita, dopo aver tagliato a misura  ho incollato il foglio al mio barattolo. Passate bene i bordi con la colla!

A questo punto, semplicemente ho scotchato con i miei washi l’intero barattolo andando a creare una composizione che fosse piacevole agli occhi con i rotolini a mia disposizione.
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Oltre ai Washi tape, si possono usare anche mille altre cose che abbiamo in casa come per esempio i vari nastri dei regali che riceviamo al nostro compleanno… la carta delle uova di pasqua (che notoriamente sono belle colorate); anche la semplice carta da regalo che viene solitamente buttata, lo spago per un look meno colorato e più classico così come la pittura / tempera fà sempre il suo bell’effetto!

 

Fateci sapere se vi è piaciuto questo Tutorial 🙂
E seguiteci su Planner Addicts Italia

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Smartphone: E io mo che compro?

– Ti telefono o no, ti telefono o no,150617_EM_CellPhonesPayLessio non cedo per prima
– Mi telefoni o no, mi telefoni o no,
chissà chi vincerà…

 

 

 

Una notissima canzone di Gianna Nannini parlava di telefonate e questo è proprio l’argomento di cui parlemo oggi.
I telefoni, entrati prepotentemente nella nostra vita comune, oggigiorno sono diventati i nostri fedeli di avventura che ci seguono in ogni momento della nostra vita e ci aiutano a sentir più vicini, anche solo con la voce persone che non possono essere vicino a noi.

Ma quali sono i migliori?  Come sceglierli? E soprattutto come capirci qualcosa delle mille sigle che ci balzano agli occhi quando entriamo in un negozio per acquistarne uno?

Iniziamo con un piccolissimo glossario che ci aiuterà a capire meglio le caratteristiche principali.

  • Dimensioni schermo: Quanto è grande effettivamente lo schermo del telefono. 
    La misurazione è in pollici e come le televisioni si calcola partendo da un angolo e arriando all’angolo opposto (in obliquo)
  • Capacità memoria interna : Quanto sia grande l’hard disk (la memoria fisica del telefono stesso) ovvero quanto sia la capacità di archiviazione del telefono stesso, senza tenere conto dell’eventualità di inserire o meno un supporto estreno di memoria (chiamato comunemente MicroSD)
  • MicroSD: il supporto esterno di memoria, chiamato anche memoria espandibile. Questa piccola tesserina può essere comprata a parte (anche se molto spesso vengono incluse nella confezione SD dalle capacità di 2-4 GB in media)
  • RAM interna: Quanto sia grande la memoria virtuale del telefono.
    Questa caratteristica è importante per capire quante applicazioni lo smartphone possa supportare se aperte contemporaneamente.
  • Near Field Communication (NFC) : E’ un meccanismo simile al wifi che permette però la trasmissione di dati in automatico usando solo la ficinanza fisica di due dispositivi . Questa nuova tecnologia permette quindi il trasferimento di indirizzi (la scheda contatti della rubrica), musica, file o addirittura intere applicazione solamente avvicinando il telelfono del mittente a quello del destinatario.
  • WIFI\3g\4g: queste sigle magiche sono da considerare se si vorrà connettere il proprio dispositivo ad una rete internet.
    3g\4g  vengono fornite direttamente dal proprio gestore telefonico (di solito inserite in un abbonamento o pagate a parte) e sfrutta le reti di telecomunicazioni mibili.
    il WIFI è un altro metodo di connessione che però spesso passa da diverse vie (connessione satellitare) Connessione ad una linea telefonica fissa omologata o semplicemente un router gratuito fornito in associazioni,comuni, biblioteche, bar.
  • Fotocamera: abbastanza intuitivo. Oggigiorno i nostri smartphone sono dotati di una fotocamere che permette di girare piccoli video e scattar fotografie varie. La distinzione sono i megapixel.
    più alto è il numero di MPX gestiti dalla camera più precise e dettagliate verranno le nostre foto.

E dopo questa spiegazione esaminiamo due marche (puramente a caso) e cerchiamo assieme di capirci qualcosa delle caratteristiche che pubblicizzano: L’ Iphone (marca di medio-alto livello) e la Huawei.

Come potete vedere nelle foto entrambi i modelli sono piuttosto resistenti all’uso, e se trattati con le dovute cautele possono durare anche anni.

Iniziamo dall’Iphone13094194_10209207530726795_1569325128896854794_n:  Lo smartphone è compatto, molto comodo da utilizzare e da tenere in tasca. L’unico difetto che gli si può attribuire può essere la scivolosità dei dettagli metallici, ma oramai si trovano a buon prezzo delle cover accattivanti in silicone, che oltre a proteggerlo lo rendono anche più maneggevole. Dotato di una fotocamera da 5 mpx, le vostre foto potranno raggiungere una qualità che nulla a da invidiare alle fotocamere in vendita oggi, con l’ovvio vantaggio di essere sempre presente in un unico dispositivo. La batteria da 1715 mAh offre una buona autonomia, che con un usdo moderato permetterà di ricaricarlo una volta aogni due giorni.
Come potete notare lo schermo è abbastanza grande (di solito attorno ai 4-5 pollici) rendendolo così facilmente infilabile in tasche, pantaloni e borse.
il Sistema operativo, l’IOS permette anche l’utilizzo di più applicazioni contemporaneamente senza appesantire la RAm, rendendolo quindi la perfetta soluzione al tablet quando si voglia viaggiar leggeri. C’è poi da affrontare il discorso relativo alla memoria espandibile:purtroppo non è un opzione disponibile e quindi bisogna valutare con attenzione il taglio più adatto alle proprie esigenze, altrimenti si rischia di restare a corto di spazio dopo appena pochi giorni di utilizzo. Viste le cifre in ballo, l’acquisto di un device del genere non si può compiere a cuor leggero.

 

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Qui Invece abbiamo lo Huawei, A prima vista potrebbe essere scambiato per il suo concorrente della Apple, già visivamente si distinguono i diversi tasti per la gestione del sistema operativo (in questo caso Android)
Sono tutti equipaggiati con Android e abbracciano la Emotion UI, l’interfaccia semplificata di casa Huawei. Molti di essi dispongono anche del supporto dual-SIM, ma fai attenzione perché il supporto dual-SIM è quasi sempre di tipo Dual Stand-by, quindi con la seconda SIM che risulta irraggiungibile mentre la prima è impegnata in una chiamata. Inoltre, in alcuni casi lo slot della seconda SIM è condiviso con quello della microSD, quindi bisogna decidere se usare la seconda scheda o se espandere la memoria dello smartphone: non si possono fare entrambe le cose contemporaneamente.

Gli smartphone Huawei abbracciano un po’ tutte le fasce di mercato: si parte dai telefoni low-cost che costano meno di 100 euro, ma nel catalogo del gruppo asiatico ci sono anche device di fascia media con prezzi compresi fra i 200 e i 300 euro e potentissimi smartphone e phablet (dispositivi ibridi tra smartphone e tablet con schermi superiori ai 5″) adatti agli utenti con esigenze più avanzate, con prezzi superiori ai 300 euro.

 

E dopo queste mini recensione vi invitiamo a seguirci su: Le Econome

Stay tuned ^-^

 

 

 

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Da un guscio nascono le galassie

E siamo ancora qui. dalle mie parti fuori piove, in casa impergono malanni a tutto andare, e la Noia, si quella con la Enne maiuscola oramai ha preso posto fisso con noi a tavola.

Ora, cosa fare in questi tristi e mesti giorni?

Semplice: riscopriamo il bambino che è in noi giocando con semplici materiali che si possono reperire tranquillamente in casa preparandoci per Pasqua.

Gli ingredienti di questo fulmineo Art Attak (e no, non sto facendo il verso al solito presentatore televisivo ben noto a grandi e piccini) sono:20160228_192913

– uovo intero svuotato

– smalti per le unghie di vari colori

– una vecchia bacinella

– un paio di guanti moniuso

– acqua.

Come si fa?

Innanzitutto si svuota l’uovo (non buttatelo, sicuramente potrete usarlo per cucinare quello che volete) e armatevi di uno stuzzicadente o di un ago da sarta, fate un buchino piccolo sopra (con la punta di questi attrezzi) e uno appena più grande sotto e soffiate nel buco più piccolo: magicamente il vostro uovo si svuoterà. Mi raccomando, mettete una bacinella sotto prima di trovarvi tuorli e albumi ovunque.

Detto questo prendete una bacinella pulita, rimpitela di acqua e sgocciolate smalto a piacere formando un sottile strato di colore. Sbizzarritevi nel mischiare i colori, nel creare decorazioni più o meno geometriche o semplicemente giocate e divertitevi. Nessun uovo verrà mai uguale al precedente quindi lasciate andare la fantasia.

La quantità di colore dipenderà poi dalla vostra voglia di vedere o meno il colore originale dell’uovo quando lo immergerete.

Ora indossate i guanti e afferrate l’uovo, immergetelo e poi lasciatelo rotolare sullo smalto sparso sprima.20160228_173551

Lo smalto rimmarrà attaccato all’uovo creando così una serie di decorazioni fantastiche.

E ora potete ammirare i vostri risultati. Qui a lato le uova (e quelle che non sono venute perchè mi si sono rotte, uff). Per quello arancione ho usato solo una straterello leggerissimo di smalto per ottenere un effetto meno coprente
Per quello viola invece ho voluto riprodurre una galassia quindi ho usato viola, blu e bronzo per le stelle.

Si asciuga in fretta 20 minuti circa, e si asciugherà meglio se appoggiato ad una bachetta (come nella foto che vedete a lato)

Ed ecco a voi il risultato finale in tutta la sua bellezza.
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E se volete questi e tanti altri consigli su come divertirvi in maniera Economa venite a seguirci su Le Econome, che Pasqua si avvicina e ci saranno mille altri consigli per decorazioni e regali

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Cera una volta…

E come sempre, capita di non sapere cosa inventarsi con i rimasugli delle candele che accendiamo per casa e rimangono li a fissarci. E ancora meno, dopo un lungo periodo tappati in casa, sappiamo come intrattenere i nostri bambini (di tutte le età, mariti compresi), avendole provate tutte.

E se unendo le due situazioni, trovassimo una soluzione creando da noi dei simpatici regalini personalizzati?

Si può, riciclando e divertendosi allo stesso tempo.
Prepariamo gli ingredienti per due soluzioni facili  e veloci.

collagePer le incisioni sulla cera il materiale necessario è:
-Cera (candele, fondi delle candeline per il bruciaessenza. L’importante è che abbiamo una superficie liscia e regolare)
– Una cannuccia
– una matita
– foglio di carta

Il procedimento è semplicissimo.
Sul foglio di carta disegnate quello che più vi aggrada , poi riportatelo sulla candela incidendo leggermente con una matita.  La pressione sulla carta lascerà la traccia sul foglio di carta e avrete delle linee guida su cui lavorare.
Prendete poi una cannuccia (quella con cui si bevono i succhi è perfetta) e calcando leggermente incidete sopra le linee guida che avete tracciato.
Ora vedrete quelli che a prima viste  sembreranno scarti. Non buttateli. Con le dita premeteli (anche con un po di forza) nelle incisioni che avete creato prima. Il disegno risalterà di più creando un piacevole contrasto.

Per i fermapacchi con gli scarti della cera:12524211_10205930846976743_3711670198204478790_n
– Cera sciolta (qui, mamme e papà toccherà a voi maneggiare la cera)
– formine e stampini per dolci

Anche qui, la realizzazione dei fermapacchi è veramente semplice.
La cera sciolta andrà messa negli stampini da noi scelti e lasciata li a raffreddare per qualche ora.
Alla fine avremo delle bellissime decorazioni per chiudere i nostri pacchetti con quel tocco di stile in più che ci distingue.
E sopratutto sapremo di aver donato nuova vita ad una candela o a della cera avanzata che giaceva inutilizzata da tempo.

E per ridare nuova vita alle nostre creazioni, quando la polvere le avrà un po’ opacizzate, basterà passarle con un batuffolo di ovatta imbevuto di alcohol per tornare a farle splendere.

Volete questi e altri consigli su come divertirsi e risparmiare allo stesso tempo?
Seguiteci su Le Econome

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A lezioni di gender: dalla nascita ai 3 anni

Ciao a tutte ragazze, vi ricordate di me?
Continuiamo con la nostra rubrichetta a tema gender e con le nostre spiegazioni sulla Matrice, scritta dall’OMS che riguarda l’educazione sessuale.
Ho letto che molte di voi sono preoccupate dalla tematica che si affronterà nei vari percorsi scolastici a partire dagli asili fino ad arrivare agli studenti delle superiori e visto che noi le (Eco)nome viviamo per fare promozione sociale eccoci qui con un altro articolo.

IN queste poche righe vorremmo spiegarvi perchè sia necessario iniziare coi bambini così piccoli a porre le basi di una sana salute sessuale . Per evitare di ripetermi nella spiegazione dei termini principali vi rimando alla  precedente puntata , quindi non abbiate timore a consultare il nostro piccolo glossario se avete dubbi.

I BAMBINI E LA SESSUALITA’
Prima di addentrarci nella matrice vera e propria cerchiamo di capire come funziona la mente di un bambino e cosa scopre da quando nasce a quando ha circa 3 anni, Questa fase ha un ruolo importante, quella di scoprire il proprio mondo ed esplorare, e soprattutto la capacità più importante ovvero scoprire la differenza tra se stesso e gli altri

Neonati: 0 -1 anno (scoperta)

  • – Lo sviluppo sessuale infantile inizia alla nascita.
  • – I neonati si focalizzano completamente sui sensi: tatto, udito, vista, gusto e odorato. Attraverso i sensi i neonati possono provare una sensazione di piacevolezza e protezione. Coccolare e accarezzare i neonati è molto importante perché pone le fondamenta per una crescita sociale ed affettiva sana
  • – I neonati sono molto occupati a scoprire il mondo che li circonda. Questo è evidente nella tendenza a portare alla bocca e succhiare i giocattoli (tatto), guardare i volti o gli oggetti in movimento (vista) e ad ascoltare la musica (udito). I neonati sono anche alla scoperta del proprio corpo, si toccano spesso e talvolta si toccano anche i genitali, più per caso che intenzionalmente.

Bambini nella prima infanzia: 2 e 3 anni (curiosità/esplorazione del proprio corpo)

  • – I bambini stanno acquisendo consapevolezza di sé e del proprio corpo. Imparano anche che hanno sembianze diverse dagli altri bambini e dagli adulti (sviluppano la propria identità).
  • – Imparano che sono maschi oppure femmine (sviluppano l’identità di genere).
  • – Diventano molto interessati al proprio corpo e a quello delle persone intorno a loro. Spesso esaminano nei particolari il proprio corpo e i genitali e li mostrano agli altri bambini e agli adulti.
  • – Iniziano a toccarsi deliberatamente i genitali perché toccarli procura loro una sensazione di piacere.
  • – Hanno ancora un forte bisogno di contatto fisico. Amano sedersi sulle ginocchia di un adulto e piace loro essere coccolati e presi in braccio.
  • – Iniziano ad imparare “ciò che si fa e ciò che non si fa” (norme sociali).

 L’EDUCAZIONE SESSUALE IN QUESTA FASE 

L’educazione di un bambino comincia fin dalla nascita, e l’educazione sessuale ne fa parte  viene sempre impartita,www.aispa.it attachments article 78 STANDARD OMS1 anche se non in maniera consapevole. Il modo in cui i genitori si relazionano l’un l’altro fornisce al bambino vividi esempi di come funzionano le relazioni.

I genitori fungono anche da modello per i ruoli di genere e per l’espressione di emozioni, sessualità e tenerezza. Evitando di parlare della sessualità (ad esempio non nominando gli organi sessuali) i genitori insegnano qualcosa sulla sessualità intesa come affetto, amicizie e relazioni con l’altro .

Anche l’ambiente generale influenza la socializzazione sessuale di un bambino, ad esempio gli altri bambini della scuola materna o le loro curiosità circa il proprio corpo e quello altrui.

La modalità inconsapevole o naturale di insegnare e imparare sulla sessualità può essere integrata da una modalità attiva di insegnamento e informazione. Il vantaggio che ne deriva è la normalizzazione dell’argomento sessualità.

Le domande del bambino trovano una risposta adeguata alla sua età e gli si dimostra che gli argomenti inerenti la sessualità sono positivi e gradevoli.

Screenshot_2015-08-06-13-12-24Così, il bambino può sviluppare anche un atteggiamento positivo verso il proprio corpo e imparare le competenze comunicative appropriate (ad esempio, può imparare a chiamare con il nome corretto le parti del corpo).

Allo stesso tempo si insegna al bambino che esistono confini personali e norme sociali da rispettare (ad es. non si può toccare chiunque si desideri).

Elemento ancora più importante, il bambino impara a riconoscere ed esprimere i propri confini (es. si può dire no; si può chiedere aiuto). Sotto questo aspetto l’educazione sessuale è anche educazione alla vita sociale e contribuisce a prevenire l’abuso sessuale.

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